
DAZI DOGANALI E TARIFFE
Protagonisti inattesi dell’attualità
Dazi, gabelle, balzelli, diritti doganali, customs duties, tariffa, non discriminazione… soffiano impetuosi i venti di guerre commerciali e sbarcano nel nostro lessico quotidiano parole ieri inesplorate, oggi gettonate. Temi di nicchia, fino a poche settimane fa ritenuti un’esclusiva per addetti ai lavori, occupano le prime pagine della stampa e non solo. Ma sappiamo davvero cosa sono i dazi? Cosa si intende per non discriminazione? Conosciamo come funzionano i dazi in UE? Il nostro CAD ha preparato delle piccole FAQ, vediamole insieme.
DAZI, COSA SONO?
Sono un tributo da pagare nel momento in cui i beni attraversano un confine, tecnicamente la “linea di vigilanza doganale”, per entrare in un territorio (ad esempio quello dell’UE) ed acquisire il medesimo status delle merci già presenti. Questo processo si chiama “immissione in libera pratica” ed è uno dei regimi doganali ai quali possono essere vincolati i prodotti. Diritti doganali, customs duties, sono, ciascuno con sfumature che gli sono proprie, sinonimi di dazi, mentre gabelle e balzelli sono ormai parole in bianco e nero, che ci portano lontano nel tempo e nella storia. La tariffa, invece, è una sorta di listino che raccoglie, per ciascuna classificazione merceologica, i dazi applicati.
COME SI CALCOLANO?
Oggi i dazi sono in prevalenza ad valorem, vale a dire un’aliquota applicata al valore in dogana delle merci. Non mancano, tuttavia, casi speciali. Fra questi, possiamo citare i dazi specifici, commisurati a grandezze fisiche come il peso, utilizzati soprattutto per i beni agricoli. Esistono, inoltre, dazi misti ed altri che indicano un massimo o un minimo, ossia la soglia di imposizione oltre la quale non è possibile eccedere o scendere. Alcuni esempi di queste particolarità? Prova a cercare queste voci: prosciutto 02101111, gelati 21050010 oppure mele 08081010 (ma solo in un determinato periodo dell’anno) e, per finire, orologi 91011100.
A COSA SERVONO?
Non una, ma molteplici funzioni sono associate ai dazi. La prima è quella fiscale, sono entrate tributarie, in UE si chiamano risorse proprie tradizionali. Sono fissati dall’UE, è una sua competenza esclusiva, e ad un livello accettabile, che non crea disequilibri o distorsioni nel commercio. Le aliquote sono solitamente molto basse, salvo alcuni casi (tubi catodici per ricevitori della televisione 85401100, oppure alcuni tipi di trattori 87012310, autoveicoli 87023010 e 87042131, o biciclette 87120070, solo per citarne alcuni). Questi dazi sono qualificati come MFN, erga omnes o convenzionali, tre parole equivalenti. Puntano, invece, ad alterare i flussi di merci i dazi protettivi che, attraverso aliquote elevate, erigono barriere a difesa dell’industria interna dalla concorrenza di prodotti dei paesi terzi che si propongono a prezzi troppo vantaggiosi rispetto a quelli locali. Nella pratica? I dazi antidumping o quelli compensativi, la cui introduzione, rigorosamente con apposito regolamento, deve basarsi su inchieste che abbiano accertato l’effettivo pregiudizio per il tessuto industriale europeo ed il nesso di causalità fra quest’ultimo e l’ingresso di merci terze. Queste aliquote possono avvicinarsi anche al 70%, come nel caso di alcuni prodotti ceramici o della fibra di vetro.
COSA SIGNIFICA “NON DISCRIMINAZIONE”?
Non discriminazione è il “galateo” del commercio internazionale e si estrinseca in due preziose clausole del GATT, prima del 1947, poi del 1994, quest’ultimo confluito nell’accordo istitutivo del WTO. La prima di queste è la clausola della nazione più favorita (Most Favoured Nation, MFN): i dazi concessi da un membro del WTO a un prodotto di un paese terzo, saranno riconosciuti anche a tutte le altre parti contraenti (i.e. non discriminazione esterna). La seconda è, invece, la clausola del trattamento nazionale (national treatment on internal taxation and regulation): i membri del WTO non possono trattare i prodotti importati in maniera meno favorevole rispetto a merci analoghe domestiche (i.e. non discriminazione interna).
FUNZIONANO DAVVERO?
I dazi fiscali funzionano, dopotutto, nella maggioranza dei casi, sono abbastanza neutri: procurano semplicemente un gettito. Possono, inoltre, essere risparmiati se è applicabile un accordo di libero scambio o attraverso dei regimi speciali, se l’obiettivo alla base dell’introduzione della merce è diverso dal consumo interno (es. trasformazione, utilizzo temporaneo, stoccaggio). Per quelli protettivi, invece, il discorso è più complesso, sfaccettato e, nel dibattito fra efficacia ed efficienza di questo strumento, non si può delineare un’opinione a senso unico. I dazi protettivi potrebbero difendere l’industria locale, certo, ma comportare anche un prezzo elevato per gli operatori economici. Pensiamo a contratti internazionali già firmati, ad esempio, ad una produzione interna insufficiente, nell’immediato, a soddisfare la domanda locale o a dazi che colpiscono materie prime e semilavorati, facendo lievitare i prezzi dei prodotti finiti, solo per citare alcune possibili criticità.
ESISTONO I DAZI ALL’ESPORTAZIONE?
Nella normativa doganale UE è prevista anche la disciplina dei dazi doganali all’esportazione, fino ad ora un’ipotesi scolastica, oggi, tuttavia, al centro di importanti valutazioni. La Commissione, infatti, nella sua comunicazione “A European Steel and Metals Action Plan” (a pagina 13), ha considerato l’introduzione di dazi all’esportazione su rottami metallici per garantirne la disponibilità all’interno dell’Unione e l’eventuale utilizzo nelle filiere produttive.
CURIOSITA’: QUANDO NASCONO I DAZI E LE TARIFFE?
Dazi e tariffa non sono un prodotto della modernità, ma le loro origini si perdono nella storia. Le prime informazioni riguardanti una primordiale forma di “pagamento” per attraversare un territorio, risalgono all’epoca di Omero nell’antica Grecia. In quel tempo, infatti, i mercanti stranieri avevano l’abitudine di offrire dei doni alle persone che occupavano le cariche più alte nel territorio ospitante, aspettandosi in cambio protezione e considerazione.
La città di Palmyra, storico crocevia del commercio fra Baghdad e Damasco, mostrava, invece, la prima tariffa tangibile della storia, scolpita nella pietra¹. Nel corso delle varie epoche, si sono susseguite diverse tariffe. Elencavano, tuttavia, la merce in ordine alfabetico, secondo la lingua del territorio di cui intendevano regolare i dazi, con conseguenti problemi di traduzione (pensiamo solamente alla parola “legno”: bois, wood, madera, holz, rispettivamente in francese, inglese, spagnolo e tedesco). Bisognerà attendere gli anni Ottanta per quel linguaggio universale, conosciuto come Harmonized System, alla base, oggi, delle nomenclature di tutti i paesi del mondo.
¹ World History of the Customs and Tariffs, HironoriAsakura, WCO, 2003